12 mag 2025

Scarti tessili: da rifiuto a nuova risorsa

Strategie e soluzioni per il recupero degli scarti tessili

Nel settore tessile, gli scarti tessili rappresentano una componente inevitabile dei processi produttivi. Si tratta di materiali di scarto generati durante la filatura, la tessitura o la confezione dei capi, che includono ritagli, filati in eccesso, cascami e rimanenze non utilizzate. Questi materiali, spesso eterogenei per composizione e colore, vengono generalmente considerati rifiuti, ma rappresentano una risorsa potenziale se inseriti in un ciclo virtuoso di recupero scarti tessili e valorizzazione. In un’ottica di economia circolare, comprendere come riciclare scarti tessili diventa un passaggio fondamentale per la sostenibilità dell’intero comparto.

 

Perché gli scarti tessili sono un problema ambientale e produttivo

Ogni anno l’industria della moda genera milioni di tonnellate di rifiuti tessili. Secondo l’Agenzia Europea dell’Ambiente, nel 2020 l'Unione Europea ha generato circa 6,95 milioni di tonnellate di rifiuti tessili, equivalenti a circa 16 kg per persona. L’82% del totale era costituito da rifiuti post-consumo, mentre il restante 18% comprendeva scarti tessili derivanti dalla produzione o da tessuti invenduti, tra cui ritagli, filati in eccesso e cascami. Questi ultimi rappresentano un potenziale enorme ancora poco sfruttato nell’ottica di un’economia circolare.


Questi materiali, se non valorizzati, finiscono perlopiù in discarica o vengono inceneriti, generando un doppio danno: ambientale e produttivo. Il mancato recupero degli scarti tessili non solo aggrava il problema dei rifiuti, ma comporta un enorme spreco di risorse – energia, acqua e materie prime – utilizzate nella fase di produzione iniziale. Eppure, paradossalmente, questa è una criticità a cui le aziende spesso non danno la giusta priorità. Il mancato recupero degli scarti tessili comporta uno spreco significativo di risorse impiegate nella fase produttiva iniziale, oltre a contribuire all’accumulo di rifiuti. La gestione efficiente degli scarti aziendali richiede sistemi di tracciabilità e classificazione in grado di facilitarne la selezione e il reinserimento nel ciclo produttivo, superando le difficoltà legate alla varietà dei materiali e alla mancanza di standard condivisi.

 

Le sfide del riciclo degli scarti tessili

Queste criticità mettono in luce le molteplici e complesse sfide legate al recupero degli scarti tessili. In primo luogo, la composizione mista di molte fibre, come blend di poliammide, elastomeri, cotone e poliestere, rende difficile la separazione e il riciclo delle fibre tessili, sia meccanico che chimico. A questo si aggiunge la presenza di finissaggi, coloranti e trattamenti chimici che possono compromettere la qualità del materiale riciclato. I cascami e i residui generati in fase di filatura, pur essendo omogenei, spesso non trovano sbocchi adeguati a causa della difficoltà nel reinserirli nei processi produttivi tradizionali. La mancanza di infrastrutture specializzate e di standard condivisi tra gli attori della filiera rappresenta un ulteriore ostacolo alla diffusione di pratiche efficaci per il riciclo e il recupero di scarti tessili. Sapere come riciclare scarti tessili diventa quindi un elemento chiave per superare queste barriere e avviare un cambiamento strutturale nella gestione dei materiali di scarto.

 

Tecnologie e metodi per il riciclo degli scarti tessili

Il settore tessile sta evolvendo verso modelli produttivi più sostenibili, anche grazie allo sviluppo di nuove tecnologie per il recupero degli scarti tessili. La crescente collaborazione tra aziende della filiera e l'adozione di soluzioni innovative, come l’impiego di filati rigenerati ottenuti da cascami selezionati, rappresentano un passo concreto verso la riduzione dell’uso di risorse vergini e dell’impatto ambientale.
 

Il riciclo degli scarti tessili può avvenire attraverso diverse modalità, ciascuna con caratteristiche specifiche. Il più diffuso è il riciclo meccanico, che prevede la triturazione e la sfibratura dei materiali per generare nuove fibre. È adatto soprattutto a fibre omogenee come cotone o lana, ma può comportare un calo delle proprietà tecniche del prodotto finale, rendendolo più adatto a utilizzi secondari.
 

Accanto a questo si sta affermando il riciclo chimico, particolarmente indicato per tessuti misti o sintetici. Attraverso specifici processi, le fibre vengono riportate ai loro componenti di base, consentendo la produzione di nuovi materiali con prestazioni comparabili a quelle delle fibre vergini. Sebbene più complesso, rappresenta una frontiera promettente per il futuro del settore.

Esistono inoltre pratiche di upcycling, che prevedono il riutilizzo creativo di scarti e rimanenze per dar vita a nuovi prodotti senza passare dalla rifilatura, e approcci di design for recycling, in cui i capi vengono progettati fin dall’origine per agevolarne il riciclo. Fondamentale, in ogni caso, è garantire la tracciabilità dei materiali lungo tutta la filiera e promuovere modelli di collaborazione che favoriscano il recupero degli scarti delle aziende tessili e l’adozione di processi realmente circolari.

 

Rigenerazione tessile con Fulgar: soluzioni concrete per valorizzare gli scarti

Fulgar, in linea con i principi dell’economia circolare, sviluppa filati di nuova generazione a partire da materiali riciclati, mantenendo elevate performance tecniche e qualità estetica. Un esempio è il filato riciclato Q-NOVA® by Fulgar, una fibra di poliammide eco-sostenibile ottenuta attraverso il processo MCS (Mechanical Chemical-free System), un sistema di rigenerazione interamente meccanico, sviluppato in Italia, che non prevede l'impiego di sostanze chimiche, tutelando così la sostenibilità del prodotto finale e valorizzando il know-how della filiera manifatturiera italiana. A differenza di molti processi di riciclo che prevedono l'uso di trattamenti chimici o alte temperature, il sistema MCS si basa esclusivamente su un metodo meccanico a basso impatto, che permette di rigenerare materiali senza comprometterne la qualità.
 

Q-NOVA® è costituita per oltre il 60% da cascami, scarti di lavorazione che non potrebbero essere riutilizzati in altri processi produttivi e che, in assenza di questo sistema, verrebbero trattati come rifiuti. Il materiale selezionato viene rifuso meccanicamente e restituito a Fulgar sotto forma di polimero, pronto per essere trasformato in nuovi filati di alta qualità. Questo processo consente di valorizzare materiali che altrimenti sarebbero scarto, producendo filati di alta qualità e contribuendo a ridurre l’utilizzo di materia prima fossile, riducendo sensibilmente l’impatto complessivo del ciclo produttivo.


In questa stessa direzione si inserisce anche Q-NOVA® PURE BLACK by Fulgar, una versione del filato rigenerato che integra il colore nero direttamente nella matrice del polimero. Questo approccio consente di eliminare la fase di tintura in capo, riducendo ulteriormente il consumo di acqua, energia e prodotti chimici nel processo produttivo. 
Non solo, a completare la gamma, Fulgar propone anche Q-NOVA® MELANGE, una versione innovativa del filato ottenuta tramite la combinazione di polimeri rigenerati di diversa tonalità. Questa soluzione consente di ottenere un effetto mélange direttamente in fase di produzione del filato, evitando la successiva tintura e contribuendo a una significativa riduzione dell’impatto ambientale. Il riciclo delle fibre tessili e l’utilizzo responsabile degli scarti delle aziende tessili sono dunque elementi centrali per una transizione concreta verso un sistema più circolare.
 

Le innovazioni non si fermano. Fulgar e i suoi partner stanno sviluppando progetti avanzati per trasformare capi a fine vita in nuovi filati rigenerati. 
 

Rimani aggiornato sulle evoluzioni più innovative per una filiera sempre più circolare e scopri come Fulgar può supportare il tuo brand verso una produzione più sostenibile. Contatta il nostro team per sviluppare insieme soluzioni tessili innovative, tracciabili e ad alte prestazioni, partendo proprio dagli scarti tessili.

 

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